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Publicado por a spese di Gio. Battista Locatelli di Fano, Venezia, 1789
Librería: Libreria Ex Libris ALAI-ILAB/LILA member, Roma, Italia
Legatura coeva in pergamena con tracce d usura e leggermente allentata. Esemplare in buono stato di conservazione. Rara edizione di un classico più volte ristampato della gastronomia del 700 (prima edizione, Torino 1766). Per altre edizioni, cfr. Westbury e Vanossi. 12mo (cm. 16), 436 pp.
Publicado por appresso Beltramo Antonio Re, in Torino, 1775
Librería: Gilibert Libreria Antiquaria (ILAB), Torino, TO, Italia
In-12° (164x92mm), pp. 467, (3), legatura coeva p. pelle marrone marmorizzata con titolo e fregi floreali e vegetali in oro su dorso a nervetti. Vignetta xilografica al titolo. Tra le pp. 32-33, una tavola incisa su rame più volte ripiegata, impressa al recto con la raffigurazione di una tavola di 26 coperti servita a 29 e, al verso, con la raffigurazione di una tavola di 18 coperti servita a 13. Alcune annotazioni a matita e a pennino. Sparse bruniture e aloni. Seconda edizione (la prima è del 1766) di importante ricettario contenente tutte le ricette classiche della cucina piemontese, il cui scopo fu quello di adattare i metodi di cucina francesi all'utilizzo di ingredienti italiani, il primo effetto del riflusso della cultura gastronomica francese su quella autoctona. L'anonimo autore, mai identificato, fornisce centinaia di ricette per zuppe, primi piatti, piatti di carne (di bue, vitello, maiale, montone, agnello, pollame, selvaggina) di pesce (per il mancato sbocco al mare del Piemonte, il pesce venne timidamente introdotto nella cucina piemontese d'importazione), legumi, insalate, uova, formaggi, frutta, dolci, prosciutti e salumi, sciroppi, dando altresì indicazioni sulle modalità di tagliare le carni, di servire i cibi a tavola nel modo più appropriato, etc. Da notare l'assenza della polenta, allora cibo esclusivamente contadino o comunque riservato alla popolazione dei più umili strati sociali. L'opera fu molte volte riedita, anche con vari adattamenti più o meno liberi del testo e dei contenuti originari, ancora nel secolo decimonono, ed è stata oggetto, nel Novecento, a motivo della sua rarità, di alcune ristampe anastatiche. La cucina non è altro che l'arte d'impiegare le produzioni della natura, per prepararne un nutrimento sano, e piacevoleall'uomo. Ecco ciò che io ho avuto per oggetto in comporre il presente Libro. Ho procurato di schivare la grande spesa, e di adattarmi ad un metodo semplice, e proprio lasciando in disparte ciò, che pareva fatto solamente per le cucine de' più opulenti; se il gusto vi perde alcuna cosa, la sanità all'incontro ne riceverà un notabile giovamento. Sovvengavi che questo Libro non esce da un Accademia, ma bensì da una Cucina; non propongo regole di ben dire, ma di ben condire. Vivete felici. Vicaire, Bibliographie gastronomique, 899. Westbury, pp. 69-70. Bitting, Gastronomic Bibliography, 540: The work is the adaptation of French methods in Italian ingredients, and is comprehensive in its scope. Catalogo B.I.N.G., I, n. 633. Paleari Henssler, I, p. 230. N.U.C., Suppl. 715, 221. Mussa, Les Livres Precieux, XVI. Non in Manno, Melzi, Cagle, Maggs, OCLC, Simon. Una sola copia in biblioteche piemontesi, alla Reale di Torino. Italiano.
Publicado por In Torino, presso Carlo Giuseppe Ricca stampatore vicino a S. Rocco, a spese di Beltramo Antonio Re librajo, 1766
Librería: Libreria Docet di Rabiti Loris, Bologna, BO, Italia
Libro
Rilegato. Condición: buono. In 12°, pergamena coeva; pp. 504, con una tavola più volte ripiegata f. t. in xilografia, incisa su entrambe le facciate, raffigurante l apparecchiatura della tavola con i coperti e menù. Il Cuoco Pie- montese perfezionato a Parigi è forse il libro più imitato, ristampato e plagiato di tutto il secolo. Si ispira certamente a testi francesi, ma le ricette italiane sono presenti in quantità, come la minestra di vermicelli , di maccheroni colla pollastra , di lasagne in vari modi o, anche, sull uso del for- maggio parmeggiano , sebbene non sulla pasta. Grandi debiti verso il Cuoco Piemontese sono quelli del Cuoco Maceratese di Antonio Nebbia, che accanto a ricette autenticamente marchigia- ne ne aggiunge in modo inutile una quantità di non sue. Ma anche il Cuoco Maceratese viene a sua volta sfacciatamente copiato in un raro, rarissimo, direi quasi introvabile libretto stampato a Torino nel 1793, L Arte di far cucina di buon gusto dove il Cuoco Piemontese è malamente scopiazzato attraverso il Nebbia. Paleari Henssler, p. 230. Westbury 69. B.IN.G., 628, in nota. Man- ca a Vicaire.
Publicado por Ricca,, Torino,, 1766
Librería: SCRIPTORIUM Studio Bibliografico, Mantova, MN, Italia
in-8, pp. 504, bella leg. m. pelle coeva con tass. e tit. oro al d. con picc. fregi, piatti in cart. dec. Con una gr. tav. xilogr., più volte ripiegata, stampata recto/verso e raff. l'apparecchiatura della tavola con i coperti e menù. Rarissima ediz. orig. del più noto trattato di cucina piemontese, contenente centinaia di dettagliate ricette dove l'innovazione della cucina francese si fonde con la tradizione di quella piemontese. L'opera gettò le basi per un autonomia della cucina piemontese rispetto a quella d'oltralpe: la birra lasciò spazio al vino, il vino bianco secco prese il posto dello champagne, i tartufi neri del Périgord furono sostituiti con i tartufi bianchi, e così via. Un capitolo intero è dedicato a burro e formaggio, in particolare parmigiano, altro a bevande quali caffè, tè e cioccolato. Ampia trattazione viene data a confetture e marmellate. L'opera fu più volte ristampata anche nei secoli successivi, ma questa prima edizione è pressochè introvabile soprattutto completa della tavola. Paleari I, p. 230. Westbury 69. Manca a Vicaire. Belliss. esempl. [MM11-084].