Descripción
Fabrizio Serra, 2007, pp. 192 con figure e XXIX tavole in bianco / nero f. t. -- È una singolare testimonianza quella che ci è offerta dalla classe dei vasi dipinti a figure nere di produzione campana. Fiorita entro un arco temporale - tra gli ultimi decenni del VI e la prima metà del V sec. a.C. - in cui Capua manifesta la propria prosperità sia in sofisticati prodotti di consumo élitario che in manufatti artigianali di notevole pregio e successo, essa si affianca alla restante produzione ceramica indigena attenendosi a un tono svelto e dimesso, a una qualità di rado superiore a una onesta e vivace mediocrità. E tuttavia questi vasi ci appaiono, nell'insieme, come portatori inequivocabili dei segni dell'autonoma e variegata fisionomia culturale della capitale dell'etruscità campana, non integralmente allineata (neanche nell'assetto commerciale) alle strategie dell'Etruria tirrenica al tempo di Porsenna chiusino e volsiniese e di Aristodemo cumano. La storia degli studi registra il precoce riconoscimento della classe ad opera di Furtwangler (1886) e Patroni (1897), il fascicolo del Corpus Vasorum del Museo di Capua e, nel 1958, l'abbozzo di un primo corpus da parte di Paolino Mingazzini. Nel 1968 il fondamentale lavoro di Franca Parise Badoni individuò i principali gruppi, i loro rapporti e la loro dislocazione cronologica. L'opera che qui si presenta, innestandosi su questa tradizione di studi, realizza non soltanto un aggiornamento quantitativo della materia, ma, attraverso una minuziosa analisi morfologica dei vasi dell'intera classe, estesa ai vasi non figurati, tesse una prima rete tipologica (articolata in famiglie, raggruppamenti, tipi, varietà, varianti), cui vanno a sovrapporsi prima il rilevamento delle eventuali rispondenze tra forme e sistema distributivo degli apparati decorativi e, infine, l'ulteriore griglia rappresentata dal censimento e dalla classificazione, tipologica anch'essa, dei singoli motivi ornamentali e delle rispettive evoluzioni. Le due autrici pervengono in questo modo alla individuazione e fissazione di aspetti contestuali tutti interni alla classe, che attraversano l'intera produzione, figurata e non, del tutto autonomi rispetto ai contesti archeologici esterni disponibili: arricchendo così il quadro delle varie botteghe con l'evidenza delle fogge vascolari predilette e degli espedienti ornamentali privilegiati dall'una o dall'altra, della maggiore o minore incidenza in ciascuna della produzione figurata. Irrobustita dall'intreccio sovrapposto offerto dalle distinte prospettive d'indagine, l'intera classe si offre più solidale e coesa alle indicazioni cronologiche (ma anche alle suggestioni d'ordine funzionale e ideologico) desunte dall'esame di alcuni significativi contesti tombali, che la Falcone raccoglie al termine del proprio lavoro. L'inquadramento cronologico della produzione, sia complessivo che nelle sue distinte fasi, ne esce precisato, anche con riferimento agli esemplari figurati. Assai opportuno appare anche l'inserimento, nel quadro così rinsaldato, degli studi che Virginia Ibelli va conducendo sul contenuto delle scene dei vasi figurati della classe: studi volti a saggiarvi la presenza di programmi figurativi precisi, affidati a un linguaggio fatto di segni significanti mirati e coerenti. E convincente appare la lettura proposta per le due serie 'simmetriche', l'una intitolata alla donna e alle tappe principali del suo percorso d'iniziazione, l'altro all'uomo e ai passaggi che lo conducono al conseguimento dello status di adulto. Il lavoro di Lidia Falcone e Virginia Ibelli non si limita dunque ad offrirci un corpus ampliato e aggiornato della classe, ma la restituisce, per così dire 'ristrutturata' e dotata di più forte capacità testimoniale, al vivo di una riflessione attualissima sui rapporti interni alla etruscità campana e tra questa e le diverse anime dell'Etruria propria, la tirrenica e l'interna. Sommario: F. Roncalli, Presentazione; I. L. Falcone, V. Ibelli, Introduzione; N° de ref. del artículo ca20230
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